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Destinazione Italia: tante buone intenzioni, due errori di fondo. Risultato? Il solito

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Diffidare sempre delle slides, ma qui troverete il documento ufficiale del Governo chiamato “Destinazione Italia”.
Tante buone intenzioni, ma due errori di fondo renderanno vano questo ennesimo tentativo.
Per non rimuovere i problemi strutturali che impediscono al nostro Paese di attrarre investimenti stranieri, si creano una ulteriore miriade di eccezioni alla regola, sgravi, corsie preferenziali, procedimenti speciali, doppi binari, nuovi fondi pubblici, etc. Leggendo il documento ne troverete ad ogni pagina.
Si chiama novellazione. È la stessa tecnica di redazione delle norme che ha sconquassato la nostra giustizia civile, per fare un esempio.
Per combattere la burocrazia non serve altra burocrazia, ma meno burocrazia. Non servono leggine, ma meno leggi. E così via.
Manca, poi, una visione d’insieme. Sembra un documento scritto da lobbisti, come tanti altri. Non vi è un metodo, un sistema compiuto – che una volta avremmo definito ideologico – ma tanti piccoli mezzi per giungere a una vaga destinazione. Più che un provvedimento di ampio respiro, sembra una raccolta di emendamenti ispirate da numerose lobby.
Nulla di male, per carità. Ma nulla che potrà servire realmente al Paese. Destinazione Italia sembra avere lo stesso spirito della legge per il rientro dei cervelli in fuga. Norma scritta dall’attuale premier. Contenente una marea di commi, incentivi, eccezioni. Una norma che però non rimuove alcuna causa che spinge i nostri cervelli alla fuga. Così, sapete dirmi a una anno dall’approvazione della legge, quanti cervelli son rientrati? Ecco.

Da leggere anche Alberto Mingardi su “Il post”.


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